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Torino scaramantica: ataviche manie di una metropoli moderna

Nella Torino universitaria lo hanno fatto tutti. “Nativi” e “adottivi”. Anche i più scettici, tanto per non rischiare. È il rito scaramantico più tramandato in città e ci porta fino in Piazza Castello, a due passi dalla Biblioteca Reale. Il protagonista è nientemeno che Cristoforo Colombo; o meglio, l’altorilievo in bronzo che lo riproduce e..  il suo mignolo. Si dice che strofinargli il dito porti fortuna, specialmente prima di un esame in facoltà o della discussione della Tesi. Potenzialmente utile anche in occasione di un colloquio di lavoro o di una svolta professionale importante. Una convinzione cosi radicata da assottigliarlo “fino all’osso”, tanto da dover essere sostituito. Ma il restauro non è bastato e il mignolo ha di nuovo perso il suo colore originario. Scarno e lucidissimo nei suoi riflessi giallo ocra, è per i passanti una tentazione irresistibile.. fin dal 1923, anno della sua realizzazione. Ma il rendez-vous scaramantico è appena cominciato e continua in Piazza San Carlo, il “salotto en plein air” di Torino. Qui per la buona sorte si va dritti al toro, il simbolo più radicato nella cultura cittadina, primordiale ed eterno. La città ne è piena di immagini taurine; basti pensare ai famosi “toret”, le 800 fontanelle in ghisa verde sparse per il capoluogo, per i torinesi sacre ed intoccabili. Ma il toro portafortuna è uno solo e si trova all’ingresso del Caffè Torino, incastonato nella pavimentazione dei portici. Realizzato in bronzo nel 1930, è meta irrinunciabile di locals e turisti che si cimentano a calpestarne con precisione gli attributi. Perché è lì che sta il segreto, “in the balls of the bull”, per dirla alla maniera sorridente degli stranieri, ogni volta conquistati dalle strane manie degli Italians. Qualcuno improvvisa una marcia militare, altri una buffa danza propiziatrice; i più timidi, un passo veloce, per non farsi notare. Nessuno però che ci giri intorno, che osi oltrepassarlo, indifferente. Perché si sa, con il fato non si scherza.. E se con la dea bendata proprio non c’è storia, ecco almeno due consigli “anti-iella” per gli studenti universitari. Tassativo per gli aspiranti “umanisti”, fino alla Laurea, entrare a Palazzo Nuovo solo dalle scale centrali, mai da quelle laterali. Inoltre, vietato salire sulla Mole Antonelliana: selfie di rito e scatti panoramici rimandati “a Tesi data”. Sarà perché Alessandro Antonelli, il suo progettista, morì poco prima di vederla finita? Si sa che l’architetto, per “smania di altezza”, modificò molte volte il disegno in corso d’opera, per far arrivare “il suo sogno verticale” sempre più in alto. E che si fosse costruito un ascensore a carrucola per ammirarlo dalla cima, continuamente, anche se incompiuto. “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”, diceva il grande Eduardo De Filippo. A voi la scelta..

Riflesso Mole Antonelliana
In the balls of the bull
Toret

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Sara Perin - Guida Turistica
Sara Perin
Guida Turistica
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