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Veloce come il vento. L’ultima intervista ad Andrea Mari, il fantino “Brio” diventato leggenda

Il 14 Maggio abbiamo avuto il privilegio di intervistare Andrea Mari, l’indomabile fantino “Brio” del Palio di Siena. Non immaginando che quella bella chiacchierata, la prima, sarebbe stata anche l’ultima. Tre giorni dopo, una terribile notizia si è abbattuta su Siena e sull’intero mondo del Palio: Andrea Mari è morto. Un incidente in auto ha spezzato per sempre la sua vita, trasformandola in una frazione di secondo in una leggenda, tragica ed eterna allo stesso tempo. Uno shock collettivo, di fronte al quale i colori della giubba, le alleanze e le rivalità sono diventate solo uno sfondo indistinto. I Palii di tutta Italia si sono vestiti a lutto; hanno perso un grande combattente, uno dei migliori. Appassionato, professionale; tenace come pochi. Uno di quelli che ci metteva il cuore; per cui correre non era solo fama e successo, ma soprattutto emozione. Un continuo mettersi alla prova, con dedizione e umiltà. Siena piange un suo figlio. E i senesi si stringono a lei. Qualcuno ricordando un concittadino e uno sportivo; molti, un idolo e un fratello.

Il tragico evento ha destabilizzato anche noi; per molti giorni siamo rimasti indecisi sul cosa fare di questa intervista. Alla fine abbiamo scelto di pubblicarla ugualmente, come un piccolo omaggio in onore di Andrea. L’ entusiasmo che traspare dalle sue ultime parole è quello che vorremmo ricordare di lui e della sua avventurosa esistenza.

Andrea Mari era nato a Rosia, piccola frazione alle porte di Siena. A ottobre avrebbe compiuto 44 anni; la metà dedicati al Palio e ai cavalli, due passioni tra loro strettamente collegate. Per gli amici e gli avversari, dentro e fuori dalla pista, era semplicemente Brio. Un appellativo più che azzeccato, vista la carriera consacrata al rischio e alla velocità. Nervi, testa e cuore verso un unico obiettivo: vincere. Una sfida continua, in primis con se stesso, fatta di allenamenti e sacrifici; di gioie e sconfitte. Il tutto vissuto in simbiosi assoluta, fisica e spirituale, con il proprio animale.

Anche per questo non si poteva biasimare se la sua priorità andava sempre ai cavalli. Tuttavia, era riuscito a ritagliarsi un po’ di tempo per la nostra intervista; ascoltare i suoi racconti e le sue emozioni è stata per noi un’esperienza affascinante.

Forse non si può spiegare in poche parole ma.. Brio, che cos’è il Palio per te?

“Hai detto bene.. Impossibile condensare in una frase tutte le emozioni che il Palio rappresenta per me. Il Palio per me è tutto.. è la vita. Un sogno che si avvera ogni volta che entro in pista.”

Nella tua lunga carriera di fantino, sono molte le competizioni e i Palii a cui hai partecipato: Asti, Legnano, Fucecchio… Ti va di raccontarci qualcosa della tua esperienza senese?

“Qui a Siena ho corso il mio primo Palio, quello dell’Assunta, nel 2001, esattamente vent’anni fa. Da allora è iniziata la mia avventura in questo mondo e nel tempo di esperienza ne ho accumulata parecchia. Dal punto di vista professionale, per me non ci sono molte differenze tra una gara e l’altra; in tutte la tensione è la stessa, perché ogni volta ci si rimette in gioco. Ma dal lato emotivo, beh, il Palio di Siena è qualcosa di speciale, unico.

Solo a parlarne, mi vengono le lacrime agli occhi.. mi manca moltissimo”.

In cosa il Palio di Siena è diverso dagli altri?

“Semplice: il Palio è l’anima della città. Per noi senesi non è solo una tradizione o una competizione; è un vero e proprio stile di vita. È sacro e profano insieme. Entrambe le corse sono dedicate alla Vergine; quella del 2 Luglio alla Madonna di Provenzano, quella del 16 Agosto all’Assunta. L’aspetto religioso in effetti è molto sentito, ma è il cavallo il protagonista indiscusso della scena, l’unico oggetto del desiderio dei suoi contradaioli; entra in chiesa con loro, è venerato come un dio.”

Una visione davvero affascinante. E una carriera a dir poco straordinaria, quella di Brio: ben 32 Palii di Siena corsi, di cui 6 vinti. E anche negli altri Palii in giro per l’Italia era riuscito a collezionare almeno una vittoria. Alla domanda su quale fosse stata la sua sfida più difficile, Brio ci aveva risposto così, raccontandoci della caduta del 2013 e dell’incredibile impresa dell’anno successivo, che gli aveva guadagnato un doppio traguardo.

Tra le sfide più dure c’è sicuramente quella del 2013, in cui ho gareggiato per la Contrada della Lupa.

“Un Palio combattuto fino alla fine, in cui ho portato a casa un secondo posto; ma al mio arrivo al traguardo sono caduto, fratturandomi il bacino e l’osso sacro. Un incidente molto grave, che avrebbe potuto compromettere la mia carriera. Ho subìto un intervento difficile e la convalescenza è stata lunga. Ma non ho mai mollato. 

L’anno successivo ero già di nuovo in pista, pronto a combattere come sempre. E la rivincita è stata doppia: nel Palio dell’Assunta ho conquistato per la Civetta la mia quarta vittoria a Siena; un mese dopo ho vinto anche il Palio di Asti per il Rione di Santa Caterina.

Anche se la vittoria più significativa restava per lui quella senese del 2006

“Nel Luglio del 2006 vinsi il Palio di Siena per la Contrada della Pantera. Una sfida difficile, piena di imprevisti; mi ha visto lottare fino all’ultimo proprio con la rivale storica, quella dell’Aquila, che ne uscì sconfitta all’ultimo stacco. I senesi lo ricordano ancora come il Palio del secolo.”

Andrea Mari

Ma come viveva Brio la rivalità del Palio?

“Partiamo dal concetto che la rivalità è l’essenza stessa del nostro Palio. Ma dall’esterno è difficile comprenderla. Noi senesi la viviamo un po’ come un combattimento tra galli, dove si fa la voce grossa e ci si spintona, ma solo per dimostrare la propria superiorità. Un po’ come i battibecchi tra moglie e marito; i toni si scaldano, a volte ci si sfotte. Ma poi si fa la pace. Nel corso dell’anno tutto scorre tranquillo; è solo nei giorni del Palio che si dà sfogo alla rivalità. Certo, in quelle ore “tutto” diventa lecito; anche i legami familiari non contano più nulla, piegati alla “dura legge” della Contrada”.

Brio a questa frase si era messo a ridere, lasciandoci intuire che la sua versione della storia era stata un po’ addolcita.. Ma in fondo è stato giusto anche così; che Siena e il suo fantino si fossero tenuti stretti i loro segreti.

Perché Andrea ci ha fatto capire che la magia del Palio è proprio questa, un’alchimia di immagini e sensazioni accessibili soltanto a chi lo vive dall’interno. Proprio come lo ha vissuto lui, fino alla fine.

Andrea Mari, Fantino

Andrea Mari
(fantino)

INDIRIZZO:
Siena

 

Valentina Mazzola - Direttore Editoriale della Rivista
Valentina Mazzola
Giornalista
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